MUSEO VIRTUALE                               

             I - Dissodamento e preparazione del terreno

Fino agli Settanta la persistenza di metodi di lavorazione tradizionali , millenari, restò largamente diffusa in Piemonte soprattutto laddove, nelle aree di montagna e di collina, la proprietà frazionata, parcellizzata, non procurava un reddito sufficiente da consentire o rendere convenienti l’impiego di capitali in macchinari e tecnologie avanzate e dove la natura del terreno impediva l’impiego delle macchine agricole più avanzate. In tali territori l’impiego dell’aratro a traino animale, della vanga e della zappa, del rastrello e della forca si è protratto fino agli anni Sessanta-primi Settanta, collegato anche all’allevamento degli animali a traino, il bue soprattutto. La vigna era sovente coltivata a mano con metodi secolari; si poteva assistere nelle aie alla pigiatura nella bigoncia e al trasporto del mosto con la brenta a spalla. Tale economia era integrata dall’allevamento di animali di piccola taglia o di pochi capi bovini: la maggioranza di famiglie era di modesta proprietà, ma nel complesso possedeva la maggior parte del territorio.

Gli oggetti del Museo attestano la natura sostanzialmente autarchica della cascina che produceva quasi tutto ciò di cui si aveva necessità, mentre il contadino era in grado di svolgere anche lavori di falegnameria semplice, di lattoneria, di calzoleria, di muratura di non eccessivo impegno. Anche la donna sovente lavorava al telaio famigliare per la tessitura di tele e alla confezione di conserve e prodotti caseari. Era un’economia di tipo domestico, molto legata alla tradizione, per questa ragione anche la tecnologia tendeva a rifarsi a quanto tramandato dalle generazioni precedenti. Inoltre, un forte senso dell’individualità della famiglia conferiva scarsa propensione alle iniziative sociali.  

I- Museo Virtuale